Casatielli, pastiere e colombe: le Eccellenze Meridionali della nostra Pasqua

Se chiedeste ad un napoletano cosa associare alla Pasqua crediamo che la risposta verterebbe attorno a pochi ma sacri argomenti:

  • Resurrezione
  • Pastiera
  • Casatiello

Una sorta di “padre, figliuolo e spirito santo” di cattolica memoria, che inizia il sabato con la cosiddetta fellata e si protrae sino al lunedì in albis, in un susseguirsi di colesteroliche abbuffate condite da vino e gite fuori porta, che rendono le feste pasquali tra le preferite per adulti, giovani e bambini della nostra terra.

Tante, a Napoli, sono le tradizioni culinarie legate alla Pasqua: dall’agnello simbolo di sacrificio alla pastiera di grano, metafora dell’unione dei fedeli. Alcune di esse sono evidenti, altre, pur se rispettate da tutti non hanno una spiegazione chiara. La classica fellata napoletana rientra sicuramente nella seconda categoria.

Il pranzo del sabato santo tradizionalmente si compone di una tagliata di salumi, formaggi ed uova sode, accompagnati da vino rosso e pane cafone. Alcune famiglie “inaugurano” casatielli e tortani proprio per accompagnare i salumi.

Foto di Francesco Pipitone per Accatta Online

Il nome “fellata” deriva direttamente da “fella”, che in napoletano significa “fetta”: infatti tutti gli ingredienti del piatto sono affettati o tagliati, persino le uova sode sono divise in due o in più spicchi. Come abbiamo detto, questo ricco pasto può comporsi di innumerevoli salumi e formaggi, ma tre ingredienti non possono assolutamente mancare: il salame napoletano, l’uovo sodo e la ricotta salata.

Questi tre prodotti, per quanto semplici possano sembrare, hanno un significato ben più profondo. Il salame rappresenta la ricchezza contadina e, quindi, un modo per inaugurare la tavola con qualcosa di propizio in vista della festa. Le uova, invece, dalla notte dei tempi sono un simbolo di vita e rinascita: sono quindi la rappresentazione culinaria dell’attesa della Resurrezione di Cristo. Infine la ricotta salata, in quanto formaggio denso e compatto, simboleggia l’unione, la comunione religiosa, familiare e sociale dei fedeli riuniti a tavola.

Oltre all’innegabile valore metaforico e filosofico, la fellata napoletana è anche un pretesto per arricchire la tavola per più giorni: viene riproposta anche la domenica di Pasqua come antipasto e gli ultimi suoi rimasugli vengono consumati nella tradizionale “scampagnata” del lunedì di Pasquetta. Ancora una volta nella cultura culinaria napoletana sacro e profano, economia e filosofia, si mischiano alla perfezione.

Foto di Fanpage, Tasso del Taburno

Oltre a salumi, formaggi, casatielli e tortani è molto variegata anche la componente dolce della 3 giorni pasquale.

Il dolce simbolo della resurrezione è senza dubbio la pastiera di grano, una sintesi di bontà e tradizione, dove ricotta e grano si sposano divinamente all’interno della pasta frolla, deliziando il palato dei commensali.

Foto di Francesco Pipitone per Accatta Online

Non meno importanti contributi all’impennata glicemica vengono conferiti dal casatiello dolce e dalla pastiera di pasta, sorella meno nobile della sua omonima di grano, ma che sulle tavole (soprattutto della provincia partenopea) non può mancare.

Un po’ meno legata alla tradizione, ma disponibile ormai nelle versioni artigianali del fior fior della pasticceria campana, è la colomba, disponibile anche in tantissime varietà farcite.

Foto di Francesco Pipitone per Accatta Online

Anche se la pandemia ha messo dei freni perentori al clima di convivialità che la Pasqua conferisce alle nostre comunità, siamo certi che ogni qual volta una fetta di casatiello lascerà il suo inconfondibile alone di strutto e pepe sulle mani di ognuno di noi, un ricordo delle scampagnate e delle tavolate pre-pandemiche non potrà che strapparci un sorriso.

Buona Pasqua di Resurrezione a tutti voi.